111 anni
Acquistati da Pietro Manfanetti nel 1912, il casale e l’oliveto dell’Azienda Agricola Manfanetti hanno dato lavoro alla nostra famiglia per oltre un secolo di storia
1912

Pietro e Anita
Pietro Manfanetti, mio nonno, nasce nel 1890 da una famiglia di piccoli commercianti di bestiame.
A 22 anni si sposa con Anita Donati e insieme acquistano un podere tra il borgo di Cafaggio e il paese di Campiglia Marittima, denominato “poggio al lupo”. Il Podere è prevalentemente coltivato ad olivi che già a quel tempo erano secolari, e aveva anche un appezzamento di terreno, meno di un ettaro, coltivato a vigneto.
Pietro e Anita lavoravano insieme nei campi, e producevano olio e vino che poi rivendevano sfuso a privati.
1926

Mio padre Antonio
Antonio Manfanetti, mio padre, che oggi ha la bella età di 94 anni, nasce nel 1926.
L'adolescenza la passa nel podere, andando sì a scuola ma con poca passione. Il suo vero interesse era la campagna e in special modo gli olivi. Impara a curarli, potarli e raccoglierne le olive che, caricate sul “barroccio” tirato da un'asina venivano portate a Campiglia, al Frantoio di “Bianchino” un ometto piccolo e svelto, pieno di ingegno e grande lavoratore.
Sarebbe diventato mio nonno.
1949

Il Frantoio di 'Bianchino'
Nel Frantoio lavora tutta la famiglia di “Bianchino”: la moglie Anita, i figli anche se piccoli.
Il giorno si raccoglievano le olive e la notte si “frangevano” con un'asino che faceva girare le Macine. Tutte le sere mio padre portava a casa l'olio estratto insieme ai “frantoiani”, che veniva conservato nei classici “coppi” in attesa di essere venduto.
È in quelle sere d'inverno al frantoio che mio padre Antonio conosce Idenia Bianchi, figlia di Bianchino. Si sposeranno nel 1954 e dalla loro unione nasco io, Pietro Manfanetti, il 20 febbraio del 1956.

La Storia di tante frangiture
La storia del frantoio di “Bianchino” è la storia di tanti anni di sacrifici e duro lavoro ripagati dalla qualità del nostro prodotto.
Dallo schiacciamento delle olive operato dalle Macine fatte girare dall'asino, si otteneva una pasta contenente acqua e olio. La pasta veniva spremuta da una pressa idraulica da dove usciva un liquido contenente olio e acqua. I figli di Bianchino separavano manualmente con un piatto d'acciaio l'acqua dall'olio che, essendo più leggero, veniva in superficie. Il prodotto così ottenuto, un olio extravergine naturale e buono, veniva poi messo in contenitori in attesa della vendita.
Durante e subito dopo la Grande Guerra l'olio era elemento essenziale della semplice e scarsa alimentazione di quei tempi. Nonno Bianchino con il suo frantoio ha contribuito a dare supporto alla popolazione stremata, fornendo il prodotto spesso anche senza essere pagato, a conoscenti, paesani, e abitanti delle zone limitrofe.

Anno dopo anno
I tempi passano, le persone anche ma le tradizioni e i valori debbono essere portati avanti specialmente se quelle tradizioni forniscono prodotti unici che non possono essere ottenuti con le moderne strutture estrattive dell'olio.

Fino ai giorni nostri
Mio padre oggi a 94 anni non può più curare i suoi olivi, e neppure mia madre. Mio nonno Bianchino non c'è più ma i suoi figli, i nipoti e la nuora hanno mantenuto il Frantoio che segue ancora le stesse procedure dei tempi della Grande Guerra anche se l'asino è stato sostituito dalla corrente elettrica e il piatto d'acciao con cui si raccoglieva l'olio da un “separatore” meccanico.
L'olio ottenuto è qualcosa di unico!
2019

Pietro e Ivana
Io, Pietro, non potevo lasciar perdere tutto ciò che i miei nonni e mio padre avevano costruito. È importante mantenere una tradizione che fornisce un prodotto genuino e benefico. È per questo che con mia moglie abbiamo deciso di continuare...
Continuare a curare gli olivi, a raccogliere le olive, a portarle al frantoio di “Bianchino” dove ora c'è mia zia Ivana, a ottenere un'olio strepitoso.